Ieri l’indice Nasdaq ha perso il 3,65%, peggior seduta del 2024. Peraltro, tutti gli indici americani (dal Dow Jones al Russell 2000 – che identifica le small-medium cap – per arrivare allo S&P 500) hanno chiuso in territorio negativa, suggellando una volatilità che già da qualche giorno aveva iniziato a farsi largo. Come quasi sempre succede, il “la” è stato dato dalle trimestrali, alcune delle quali (in primis Tesla, ma anche sotto certi aspetti Alphabet-Google) non sono piaciute al mercato. L’indice Bloomberg Magnificent Seven (ebbene sì, esiste anche quello) ha avuto il più pesante crollo dalla sua creazione, arrivando a perdere circa il 5%.
Fine del mercato “toro”? Semplice “rotazione di portafoglio”? Aria di vacanza?
Storicamente questo periodo (tra la 3° e la 4° settimana di luglio) si caratterizza per essere quello più favorevole per “scaricare” i portafogli, risultando, sempre a livello statistico, la peggiore dell’anno.
Va poi ricordato che il mercato, soprattutto quello USA, a partire da quello tecnologico, all’interno del quale il boom dell’AI è stato il vero “drive”, arriva da mesi di crescita (al netto della debacle di ieri, da inizio anno il Dow Jones è salito del 2,13%, lo S&P 500 del 14,43%, il Nasdaq del 15,04%). “Ci sta”, per dirla in parole semplici, ma che rendono molto bene l’idea, che in vista del periodo vacanziero qualcuno colga “la palla al balzo” di dati non particolarmente brillanti per mettere “fieno in cascina” e togliersi qualsiasi pensiero: una sorta di “sell in May e go away” (uno dei proverbi più noti dalle parti di Wall Street) “traslato” a luglio: vendi e vai in vacanza, ne riparliamo tra 1 mese…
In merito alla “rotazione di portafoglio” va detto che, per alcuni aspetti, è un’idea che inizia a farsi largo tra gli operatori, vuoi per le quotazioni raggiunte dal settore tech (vero che molte società, a partire da Nvidia, sono riuscite, sin qui, ad ottenere risultati strabilianti, soprattutto in termini di profittabilità, mantenendo un rapporto prezzo/utili (sempre lui…) che le rende ancora non solo accessibili, ma anche interessanti), vuoi per il fatto che molte società “made in USA”, prevalentemente, appunto, nel settore small-mid cap, hanno oggi prezzi interessanti, soprattutto in chiave prospettica (determinante sarà l’azione della FED nei prossimi mesi).
Di certo alcuni indicatori ci possono essere di aiuto, dandoci un quadro della situazione non così allarmante.
Il $, per esempio, da sempre uno dei beni rifugio per eccellenza (quando le cose si fanno difficili tende a rafforzarsi) è rimasto, sostanzialmente, nella “confort zone”, addirittura, seppur di poco, indebolendosi (– 0,3%) verso €.
Sorte analoga per l’oro, un altro asset che beneficia dei momenti di “inquietudine” dei mercati: anche in questo caso i movimenti sono stati assolutamente “normali”, con i prezzi, questa mattina, persino in discesa (– 1,71%, a $ 2.376).
Ancora più “confortante” l’andamento del “differenziale” tra le obbligazioni ritenute più rischiose (high yeld) e quelle più sicure (investment grade). In situazioni di “crisi” lo spread tenderebbe ad allargarsi, penalizzando i titoli meno sicuri. Invece ieri ha toccato il minimo dal 2021, riducendosi a 302 bp. E l’indice “Move”, che misura la volatilità delle obbligazioni, ieri è rimato invariato a 95 punti (laddove dovesse salire starebbe a significare che diminuisce la “predisposizione al rischio”, che favorirebbe, invece, l’acquisto di “beni sicuri” a scapito del mercato azionario).
Fatto sta che le “magnifiche sette”(Amazon, Apple, Google, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla) valgono oggi circa $ 1.500 meno di quanto valessero un paio di settimane fa, essendo passate da una capitalizzazione di borsa di $ 17.000 MD a circa $ 15.500 MD. Che rimane pur sempre più del 25% di quanto vale lo S&P 500…
Quindi, ancora e sempre, “no panic”, soprattutto laddove i portafogli sono costruiti con una logica di diversificazione e di pesi e contrappesi: anzi, alcune situazioni possono diventare “occasioni di acquisto”, permettendo di entrare a prezzi più favorevoli e tenendo a debita distanza il “rischio bolla”.
Dopo una giornata come quella di ieri, i mercati del Pacifico seguono a ruota le chiusure americane, senza però particolari cadute.
A subire le conseguenze peggiori il Nikkei di Tokyo, forse il più “americano” dei mercati asiatici, che arretra del 3,26%.
A Hong Kong l’Hang Seng limita le perdite all’1,63%, mentre ancora meglio fa Shanghai, che “scala” solo dello 0,51%.
Nella notte, a sorpresa, è arrivato, da parte della Popular Bank of China, la banca centrale del Paese, il taglio del tasso delle linee di credito a medio termine, che scende di 20 bp, al 2,3%. Nello stesso tempo, sempre la Banca Centrale di Pechino ha “iniettato” sul mercato 200 MD di Yuan per sostenere ulteriormente l’economia.
In calo anche il Kospi di Seul (- 1,4%) e, in India, il Sensex di Mumbai (- 0,7%).
Futures in ripresa oltre oceano, mentre “l’onda lunga” del ribasso di New York sta zavorrando gli indici europei.
Debole il petrolio, con il WTI a $ 77,01 (- 0,84%).
Gas naturale Usa stabile ($ 2,119, – 0,05%).
Oro, come detto, che ritraccia a $ 2.374 (- 1,79%).
Spread in risalita, a 135,5 bp.
BTP a 3,79%.
Bund 2,45%.
Non si muove il treasury, fermo al 4,24%.
€/$ 1,0837, in leggero rafforzamento.
Passo indietro del bitcoin, a $ 64.124.
Ps: anche se ufficialmente le Olimpiadi prenderanno il via domani, le gare olimpiche sono già iniziate. E che inizio…A “tagliare il nastro” è stato il calcio, forse in quanto lo sport forse più seguito in Europa (in Francia se la “gioca” con il rugby). La partita inaugurale si è svolta a St. Etienne, tra l’Argentina (fresca vincitrice della Coppa America) e il Marocco. Partita vinta, un po’ a sorpresa, dalla squadra nord-africana. Ma la cosa che rimarrà alla storia è la durata della partita, dichiarata finita dopo oltre 4h. Non perché si siano giocati 270’ di recupero (per quanto lo stesso recupero sia stato clamoroso, ben 16’), ma perché, quando mancano circa 3’ alla fine (dei tempi di recupero) l’Argentina ha pareggiato. Nel dubbio, è entrato (si fa per dire….) in gioco il VAR, che prima ha convalidato il goal, ma dopo, viste le proteste (in campo e sugli spalti, con i tifosi marocchini che minacciavano l’invasione), è stato annullato per fuorigioco (pare di un mezzo piede). Cosa che ha portato via un po’ di tempo…..Dopo quasi 4 ore, con i giocatori che, nel frattempo, erano tornati negli spogliatoi, l’arbitro ha deciso di riprendere la partita, facendo giocare gli ultimi 3’. Ma il risultato non è più cambiato. Se il buongiorno si vede dal mattino, in queste Olimpiadi ne vedremmo delle belle… (intanto, però, noi iniziamo con le “brutte”, visto il forfeit di Sinner).